Bioplastica di canapa - inizia il cambiamento

Guardati intorno, quanti oggetti in plastica vedi?

La tua bottiglietta d’acqua, la penna sulla tua scrivania o la cover del tuo smartphone. La plastica è la protagonista indiscussa del nostro secolo eppure siamo arrivati alla consapevolezza di quanto sia nociva per il nostro eco-sistema. Sicuramente invertire la rotta per limitare (se non eliminare) la produzione di plastica è un lavoro difficile ma si stanno scoprendo tantissime valide alternative, tra cui le bioplastiche.

Tra le bioplastiche introdotte sul commercio c’è anche la bioplastica di canapa.

Cos’è la bioplastica di canapa?

Partiamo con il dire che la bioplastica di canapa è un materiale plastico che deriva da fonti rinnovabili di biomassa, appunto la canapa. Considerata come una soluzione eco-sostenibile, la bio plastica di canapa è biodegradabile (viene decomposta naturalmente nell’ambiente senza creare inquinamento) ed è priva di tossicità (non rilascia elementi tossici nell’ambiente).

La plastica di canapa può essere utilizzata in tutti i settori in cui è impiegata la plastica tradizionale; il primo, o meglio il primo noto, ad utilizzarla fu Henry Ford nel 1937 quando progettò il suo primo prototipo di auto Ford completamente realizzato con materiale bio plastico di semi di soia e semi di canapa.

In sintesi, la canapa bioplastica è un composto di fibre naturali che potenzialmente potrebbe essere il sostituto perfetto del petrolio.

Per produrre la bioplastica in canapa si utilizza la cellulosa, presente in grandissime quantità nel gambo della pianta di canapa (circa del 70%) proprio per questo motivo, questa pianta, risulta essere una della alternative migliori per la produzione di bioplastica.

Come approfondito in un recente articolo, la canapa trova impiego in tantissimi ambiti come l’abbigliamento (fibra di canapa), l’edilizia (mattoni di canapa) , la cosmetica e l’elettronica oltre al fatto che è in grado di sostituire tutti i materiali a base di petrolio, non solo  mettendo fine allo sfruttamento di risorse minerarie e chimiche ma anche creando una bioplastica biodegradabile, riciclabile e priva di tossine. 

Vantaggi della bioplastica di canapa

I vantaggi sopracitati della bioplastica di canapa già basterebbero per promuovere questo materiale, ma ne esistono tanti altri ed è giusto elencarli tutti.

Partendo dalla filiera di produzione, la canapa è una pianta molto versatile e sostenibile; infatti per la sua coltivazione non sono richiesti pesticidi e la richiesta di acqua e nettamente inferiore rispetto ad altre colture; inoltre le piante di canapa impiegano 3-4 mesi per crescere, hanno la capacità di adattarsi alla maggior parte dei climi esistenti (fatta eccezione per il clima antartico) e sono considerate risorse carbon-negative, ovvero capaci di catturare il CO2 presente nell’atmosfera.  Per tutti questi motivi le coltivazioni di canapa sono da considerare sostenibili ed eco-friendly. 

Un altro vantaggio della bioplastica canapa è che, se messa a confronto con la plastica tradizionale, le sue prestazioni sono di gran lunga migliori; infatti la plastica di canapa è molto più resistente sia della plastica che dell’acciaio, è resistente al calore, è molto più leggera ed elastica e soprattutto, rispetto alla plastica prodotta dal petrolio, è completamente atossica e quindi perfetta per la conservazione di alimenti e di liquidi.

In sintesi, i vantaggi della bioplastica in canapa sono tantissimi, eccoli sintetizzati in questo elenco puntato:

  • Ecosostenibile
  • Rinnovabile 
  • Biodegradabile ( tempi di degrado stimati: dai 3 ai 6 mesi)
  • Versatile
  • Atossica
  • Resistenti alla tensione
  • Resistenti alla rigidità
  • Resistenza al calore

I problemi legati alla plastica tradizionale

Qualche decennio fa nessuno aveva considerato le problematiche legate al boom della plastica, o forse qualcuno lo aveva fatto ma lo avevano messo a tacere subito perchè, come intuibile, il mercato del petrolio ha acquisito subito una quantità di potere e soldi capace di “nascondere” qualsiasi parola scomoda. Proprio come la storia della polvere sotto il tappeto però, la polvere era talmente tanta che qualcuno l’ha iniziata a notare e, anche se nascosta, alla fine il problema è salito a galla. Nel vero senso della parola. Se prima la plastica si trovava solo nei fondali marini, ora vediamo galleggiare negli oceani delle vere e proprie immense isole di plastica e girarsi dall’altra parte non è più possibile. Per questo da diversi anni si svolgono campagne pubblicitarie, si creano normative che vietano la diffusione di prodotti monouso in plastica ( DIRETTIVA (UE) 2019/904 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente) e si incentiva a pianificare politiche per promuovere lo sviluppo di imprese innovative impegnate nella produzione e diffusione delle bioplastiche.

Questo perché secondo gli esperti, gli oggetti in plastica rappresentano il 70% dei rifiuti negli oceani da cui sono scaturite tantissime problematiche per la salute della flora e della fauna marina e, a catena, anche della salute dell’uomo.

Tutti i blog ne parlano, potremmo risultare ripetitivi, ma i numeri di questo studio del WWF, fanno accapponare la pelle: secondo questo studio a causa degli alimenti che introduciamo nel nostro organismo (in particolar modo il pesce) l’uomo ingerisce in media 5 grammi di plastica a settimana (250 grammi di plastica l’anno).

Ovviamente i problemi legati alla plastica sono infiniti, basti considerare che solo il 10% della plastica viene riciclato, l’altro 90% finisce in discarica o chissà dove creando inquinamento nell’atmosfera, nell’acqua e nella terra.

Perché allora non sostituire completamente la plastica con la bioplastica in canapa?

Arrivati a questo punto dell’articolo, la domanda sorge spontanea. Cosa ci vieta di interrompere la produzione di plastica tradizionale e sostituirla con le bioplastiche?

Una conversione può essere la soluzione ma anche in questo caso sorgono diverse problematiche. Qualcosa si sta smuovendo infatti, secondo gli ultimi dati, i campi di cannabis in Italia sono aumentati parecchio e tantissime aziende stanno investendo per la produzione delle bioplastiche di canapa ma non è abbastanza.

I problemi relativi alle bioplastiche partono in principio dalle normative; infatti a causa della stretta correlazione tra canapa e marijuana, le aziende che coltivano la canapa sono costrette a controlli molto rigidi e a tantissima burocrazia rendendo difficile la produzione ma soprattutto molto più costosa rispetto alla plastica a base di petrolio. Allo stato attuale delle cose, infatti, i costi di produzione delle bioplastiche di canapa sono molto elevati e il prezzo incide anche sul prezzo del prodotto finale. Infine il bisogno di plastica a livello mondiale è talmente alto che la produzione di bioplastica non ha la tecnologia sufficiente per rispondere alla richiesta, per questo motivo il cambiamento sta avvenendo in maniera lenta e graduale, l’importante è non interromperlo.

La plastica di canapa può davvero essere una valida alternativa alla plastica tradizionale anche se il vero cambiamento sta nelle scelte consapevoli di ognuno di noi durante gli acquisti, la raccolta differenziata, il riciclo ed il riuso.